Ho ricevuto e pubblico molto volentieri l'articolo dell'Avv. Alberico Marracino, che offre una Interpretazione diversa da quelle scientifiche ufficiali sulla simbologia presente nell'eremo di Poggio Conte. Credo che questo studio possa essere un interessante spunto di discussione. Le fotografie ad integrazione del testo sono tratte da tesoridellazio.it.
La
tesi della presenza templare a Poggio Conte è stata sostenuta dall’archeologo
Giovanni Feo nel libro “Eremiti e Romitori di Maremma”, laddove egli ha
acutamente osservato che le tredici nicchie presenti nella chiesetta, e che in
origine ospitavano le pale di Gesù e degli apostoli, “furono chiaramente realizzate in una seconda fase, non al momento di
fondazione della struttura originaria … infatti, per realizzare queste nicchie,
è ben visibile come fosse stata sacrificata la volta affrescata e, in più, come
venne malamente troncato anche un braccio scultoreo del lungo elemento
serpentiforme che, in alto forma la crociera”.
Il
Feo, dopo aver evidenziato che, eliminate le nicchie chiaramente posticce, la
chiesetta non presenta altri simboli riconducibili al cristianesimo, per lo
meno nel senso che comunemente si intende, ne ha concluso che, più che un eremo
in senso tradizionale, Poggio Conte probabilmente aveva la funzione di stazione
templare posta a ridosso della Via Clodia che collegava Roma a Saturnia.
In
effetti, se si esaminano alcuni dei simboli e degli elementi presenti nella
chiesetta di Poggio Conte, l’impronta dei Templari appare evidente e
comprovata.
Va
detto subito che questi simboli ed elementi hanno tutti la caratteristica di
essere difficilmente comprensibili, e questo perchè i Templari volevano proprio
che la loro simbologia restasse criptica e accessibile solo agli iniziati.
Infatti, da quel poco che si sa sui Cavalieri del Tempio, sembra che questi monaci guerrieri si muovessero su piani
diversi rispetto alle indicazioni scaturenti dai vangeli: esercitavano il culto
di Giovanni Battista, non credevano alla crocifissione di Gesù né alla sua
resurrezione, adoravano Maria, non la Madonna, ma Maria Maddalena che
riconoscevano come moglie di Gesù nonché sacerdotessa. Inoltre, conoscevano ed
applicavano la geometria sacra, la numerologia, l’architettura esoterica e
perfino l’alchimia. Tutti profili che, se portati a conoscenza della Chiesa
dell’epoca, avrebbero evidentemente determinato seri problemi per l’Ordine.
Quali prove ci sono, quindi, che attestino la
presenza templare nella chiesetta di Poggio Conte?
Su una parte laterale della volta
compaiono affreschi in due sezioni separate: in una sono rappresentati falli di
diverso colore, nell’altra dei quadrilateri a forma quasi rombica, anch’essi
colorati; secondo il Prof. Enrico Calzolari, si tratterebbe della simbologia
sessuale maschile e femminile, in una sorta di dualismo applicato alla decorazione.
Ebbene, il dualismo era alla base del credo templare, tant’è che esso prevedeva
il culto di una figura ermafrodita proprio a rappresentare il dualismo
uomo/donna - cielo/terra. Sempre secondo il Calzolari, le ondine colorate che
appaiono in vari punti con funzione di decorazione rappresenterebbero flussi di
energia.
Nella parte alta della volta compare
una figura simile ad un quadrifoglio ma che, se guardata con la giusta
inclinazione della testa, rappresenta una croce ancorata che fu la terza croce
dell’Ordine adottata dopo il 1147 per diversificare la precedente da quella
degli Ospedalieri da cui divergeva solo per il colore.
Sulla colonna sinistra dell’ingresso interno
compare, in bella evidenza, un triangolo equilatero. Ve n’è un altro anche
nell’attigua abitazione. Si tratta di un simbolo templare che rappresentava il
numero tre. La numerologia era, come detto, un aspetto importante per i
Cavalieri del Tempio, e John Charpentier, autore del libro “L’Ordine del
Tempio”, ha osservato che: “Il triangolo
compare in tutte le figure lasciateci dai Templari, e si rimane colpiti dalla
loro predilezione per il numero 3, quel numero che, come ha scritto Joseph de
Maistre, appare ovunque nel mondo fisico, come nel mondo morale e nelle cose
divine. Al momento della sua ammissione, l’aspirante doveva presentarsi tre
volte prima di essere accolto dal capitolo; faceva tre voti; i cavalieri
prendevano tre pasti al giorno, mangiavano la carne tre volte alla settimana ed
osservavano tre grandi digiuni durante l’anno; dovevano comunicarsi tre volte
l’anno, durante le tre adorazioni della Croce; in tutte le commende o case
dell’Ordine, l’elemosina si faceva tre volte alla settimana. Ogni templare
aveva tre cavalli; aveva tre modi punire i colpevoli; quando erano messi in
cella, venivano flagellati tre volte. Un templare doveva accettare di
combattere solo contro tre avversari e doveva subire tre volte l’assalto del
suo nemico del singolo combattimento, prima di attaccare e di iniziare, a sua
volta, l’offensiva”. Anche il famosissimo architetto francese Eugene
Emmanuel Viollet-le-Duc nella sua mastodontica opera “Dizionario ragionato
dell’architettura” del 1854, ebbe ad osservare che “si sa che il triangolo equilatero era un segno adottato dai Templari…
non va dimenticato che i fondatori dell’Ordine del Tempio erano in nove (tre al
quadrato) e che i numeri tre e nove si ritrovano nelle cappelle delle commende”.
C’è, poi, lo stile evidentemente gotico dell’arco
interno alla chiesetta. Secondo l’archeologa J. Raspi Serra, questo tipo di
realizzazione non è riconducibile a modelli autoctoni ma si riporta ad elementi
decorativi di tipo francese e di elevato grado culturale; in altri termini, il
sito non può essere stato costruito dal semplice eremita locale ma alla
realizzazione hanno preso parte persone francesi e particolarmente preparate.
Ed i Templari, come noto, erano francesi. Inoltre, due importanti studiosi
(William Anderson e Jean Boney) sostengono che la vera genesi dell’arte gotica
sarebbe stata la cultura islamica, mentre un terzo studioso, Gordon Stracham,
ha appurato che sarebbe stato proprio grazie al proficuo e continuo contatto
con questa cultura avvenuto in Terra Santa, che i Templari avrebbero mediato
l’arco a sesto acuto ed altri principi architettonici a base del gotico.
Infine, l’ultimo segno templare sembra potersi
rilevare nella presenza del foro sopra l’ingresso e nella direzione della
chiesetta rispetto ai punti cardinali; infatti, lo studioso Giovanni Tomassini,
nella sua opera «Gli ultimi custodi del tesoro templare», ha precisato che “tutte le chiese costruite dai Templari hanno l’orientamento Est–Ovest,
e ricevono la luce da una monofora aperta nell’abside”.
Del resto i Templari nella zona erano di casa.
Secondo Claudia Cinquemani Dragoni lungo il Fiora, nella zona compresa tra
Manciano e l’Abbadia di Vulci, quindi proprio a ridosso di Poggio Conte, “il transito era sorvegliato da milizie
templari che riscuotevano il pedaggio da chi percorreva la maremma dalla costa
verso la montagna”. Nella non lontana Sovana c’era un importante centro di
comando templare (ed il portone del Duomo è un vero e proprio manifesto
dell’Ordine), mentre i Cavalieri del Tempio erano certamente presenti anche
nella vicinissima Valentano, dove costruirono la chiesa di “Sancta Maria ad
Templum” (un nome che dice tutto) ancora oggi visibile anche se in stato di
notevole degrado. Ma ancora più importante era il complesso templare di
Castellaraldo nella vicina Marta, costituito da una chiesa (Santa Maria delle
Grazie) e addirittura da un importante castello adibito anche a funzioni di
sorveglianza della strada di collegamento tra l’Aurelia e la Cassia, sito
recentemente restaurato e dove i Templari sono presenti ancora oggi con i loro
riti e le loro celebrazioni! Se non ci credete, cliccate qui: http://www.angolohermes.com/Eventi/Marta/Castellaraldo.html