lunedì 17 novembre 2014

Domenico Tiburzi e la satira antigovernativa di fine ottocento.

Questo post è dedicato chi pensa che i tempi che stiamo vivendo in questo inizio di ventunesimo secolo siano un'anomalia nella storia del nostro paese. Nell'ultimo decennio dell'ottocento, pochi anni dopo l'unità, l'Italia era già scossa da una  profonda crisi economica, scandali finanziari, corruzione malversazione che legavano insieme classe dirigente, stampa e banche ( che strano ).

il Corriere della Sera e lo
scandalo della Banca Romana

L'episodio più grave fu certamente lo scandalo della Banca Romana, dal quale emersero irregolarità che andavano dal falso in bilancio, alla stampa  di biglietti duplicati, all'emissione di moneta eccedente.

Filippo Turati
Giovanni Giolitti
 Francesco Crispi


 In questo clima, sfruttando la popolarità di Domenico Tiburzi, il socialista Filippo Turati, pubblicò sulla rivista "Critica Sociale " una serie di scritti satirici che utilizzarono la figura del brigante maremmano come metafora per attaccare  Giolitti e Crispi. Sul foglio socialista, a metà del novembre 1893, uscì un opuscolo dedicato "All'on. Comm. Giolitti presidente del Consiglio dei Ministri" a titolo "La triplice incarnazione di Tiburzi, ovvero Tiburzi finto birro, finto politico e finto magistrato" , che consisteva in un racconto sulla furfanteria politica del ministero in questione ed associava la figura di Tiburzi e della sua banda a quella di Giolitti e del suo governo.

manifesto satirico del periodo

L'opuscolo ebbe un tale successo che fu imitato anche da altre testate come nel caso del foglio locale "La Lente"  di Pitigliano e venne ripetuto anche su "Lotta di classe"  a cavallo tra il 1894 ed il 1895 quando, al posto di Giolitti la figura del brigante venne sovrapposta a quella del  al nuovo Presidente del Consiglio Francesco  Crispi.

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