sabato 22 luglio 2023

 Dopo anni di silenzio dovuti ad un trasferimento all'estero ed alla mia cancellazione da ogni social, noto con piacere che il Blog è ancora frequentato e letto. Ricordo che l'iniziativa, costata  impegno e tempo da parte mia, era nata con il solo scopo di far conoscere un territorio anni fa ignoto ai più.

Questo mio impegno, accompagnato a quello della non più attiva associazione culturale, era comunque da intendersi lontano da qualsiasi scopo di lucro. Diffido quindi chiunque possa avere interessi economici, dall'usare questo blog e la relativa pagina facebook, mentre chiunque voglia proseguire un'attività culturale e divulgativa del territorio rimane gradito e bene accetto.

L'Amministratore

lunedì 4 settembre 2017

I butteri maremmani.

Il nome buttero deriva dal latino " boum-ductor" che  significa conducente di buoi , o dal greco bùteros con "bus" che significa bue e "toros" che significa pungolo.

La Merca in un quadro di Giovanni Fattori
I butteri sono i pastori a cavallo, ed il loro lavoro consiste nel controllare grandi mandrie di oltre 500 capi di vacche e tori maremmani allo stato brado ed oltre 120 cavalli. I latifondi erano costituiti da grandi aziende agricole divise per funzione :  del campo e del bestiame. L'azienda del bestiame aveva a capo il Massaro alle diperndenze del quale erano i butteri in numero di 3,6,7 a seconda delle dimensioni dell'allevamento.

Butteri con le donne alla fonte
foto by romasparita.com
Il durissimo lavoro del buttero si svolgeva negli intrichi delle scopaie, tra i miasmi degli acquitrini e nelle macchie popolate dai cinghiali, esposti al torrido clima estivo o ai freddi venti invernali. Ogni buttero disponeva di 3 o 4 cavalli ed  iniziava il lavoro quando ancora era buio con il controllo deì gruppi di bestiame in cui era diviso l'allevamento. Si contavano i capi e ci si accertava del loro stato di salute con particolare attenzione ai vitelli, si controllavano le recinzioni e  gli abbeveratoi.

buttero
foto by romasparita.com
Nei vari periodi dell'anno i butteri si occupavano della nascita dei puledri e dei vitelli, delle monte brade dei tori e degli stalloni, del controllo e della separazione delle vacche prossime al parto e poi di quelle "figliate". Tutti i vitelli dovevano essere annotati sui registri segnandovi anche i segni caratteristici. All'inizio di aprile veniva effettuato lo scarto delle vacche vecchie non più adatte all ariproduzione o non più in grado di sopportare la vita allo stato brado. Infine a maggio veniva effettuata la Merca. Questa consisteva nella conduzione delle mandrie in un grande recinto, dal quale i singoli animali venivano separati dal gruppo  e condotti nel "tondino" o se necessario nello "strettoio" per la marchiatura.La marchiatura dei bovini e dei cavalli rappresentva il momento più gioioso per l'azienda e per il proprietario che poteva mostrare la bellezza dei capi e la bravura dei suoi butteri.

la marchiatura
foto by romasparita.com
Altra fase  importante nel lavoro del buttero era costituita dalla doma dei puledri. Il puledro veniva addestrato in più fasi, abituandolo prograssivamente all'addestramento alla corda, all'insellaggio ed infine, grazie anche alla presenza di un cavallo anziano e tranquillo detto "marrone", il buttero saliva in sella. A questo punto iniziava il vero e prorpio addestramento dell'animale che durava per  alcuni mesi.

foto by romasparita.com
La figura del buttero rimane comunque legata alla data dell'8 marzo 1890, quando avvenne la sfida tra i cowboys del circo equestre "Wild West Show" dell'eroe del West Buffalo Bill ed i butteri del Duca Onorato Caetani di Sermoneta. Il confronto avvenne nella doma di puledri e bufali e fù vinto dai butteri maremmani anche se Buffalo Bill non accettò la sconfitta, levò le tende del suo circo e non accettò di pagare il premio stabilito per i vincitori.

Buffalo Bill e i butteri
foto by equitando.com
Oggi gli ultimi butteri lavorano nell'Azienda Regionale Agricola di Alberese che occupa circa il 40% del territorio del Parco Naturale Regionale della Maremma ed il loro lavoro può ancora essere osservato nel corso dei vari concorsi ippici nei quali si sfidano in gare con il lazzo dando prova delle loro abilità.

venerdì 25 agosto 2017

Gli scavi di "Sorgenti della Nova" a Farnese (VT).

Lo scavo di Sorgenti della Nova, l'importante sito archeologico nel Comune di Farnese, iniziato nel 1974 da Ferrante Rittatore Vonwiller, prosegue come ogni anno sotto la direzione della Dott.ssa Nuccia Negroni Catacchio ed ai giovani archeologi  del Dipartimento di Scienza dell'Antichita', sezione di Archeologia dell'Universita' degli Studi di Milano e con il Centro Studi di Preistoria e Archeologia.
Quest'anno lo scavo si concentra sulle fondazioni di una grande capanna all'ingresso del sito  risalente all'eta' del bronzo e ad una grotta abitata in epoche successive, dalla protostoria al rinascimento, fino a pochi decenni fa.

le fondazioni oggetto di scavo

archeologi al lavoro
lavori nella grotta

esterno



giovedì 24 agosto 2017

Il Museo Civico di Ischia di Castro (VT).

Chi visita il territorio del Comune di Ischia di Castro, non può fare a meno di recarsi all'eremo di Poggio Conte ed alle rovine dell'antica città di Castro. L'insediamento di Poggio Conte, ricavato interamente in un costone di tufo , si affaccia nella valle del Fiora ed è inserito in un meraviglioso contesto naturalistico con la fitta vegetazione che lo nasconde e la suggestiva cascata nelle immediate vicinanze.

eremo di Poggio Conte

eremo di Poggio Conte
Anche la  città di Castro, capitale dell'omonimo ducato fino al 1649, data della sua resa e distruzione da parte delle truppe pontificie, offre al visitatore un'atmosfera di mistero e meraviglia, con il bosco cresciuto sulle rovine della città rinascimentale.

rovine di Castro

rovine di Castro
Entrambi i siti offrono ancora oggi al visitatore, un ambiente simile a quelli descritti nei resoconti del viaggio europeo in Italia del Grand Tour, che i viaggiatori stranieri compivano nel   XIX secolo. Per avere però un'idea più completa di cosa siano stati Castro, l'eremo di Poggio Conte ed il territorio di Ischia di Castro in generale,  è necessario visitare il Museo Civico Archeologico " Pietro e Turiddo Lotti". Nel museo, curato  con passione e competenza dal Direttore Anna Laura, sono raccolte le testimonianze della frequentazione umana nel territorio dal Paleolitico Superiore al Rinascimento. Le sale tematiche che si susseguono, si aprono con la preistoria, proseguono con la sezione etrusca, quella romana e longobarda, per terminare con il tardo medioevo ed il rinascimento. Per tornare ai due siti più importanti, sono ospitati nel museo, reperti ed affreschi  salvati dallo scorrere del tempo, dall'incuria , dal vandalismo quando non addirittura dai furti che si sono susseguiti praticamente fino ad oggi.

affresco proveniente da Castro

affresco proveniente da Castro
stemma centrale della Zecca 
suppellettili liturgiche
Per quello  che riguarda Castro, sono ospitati nel museo, reperti di vario tipo ed affreschi, o quanto di essi è stato possibile salvare ;  per ciò che  riguarda l'eremo di Poggio Conte, è possibile ammirare sei degli affreschi che, posti nelle nicchie intorno all'altare, raffiguravano gli apostoli .

Poggio Conte
affresco di S. Andrea

Poggio Conte
affresco di S. Tommaso
Poggio Conte
affresco di S. Paolo
Il Museo Civico di Ischia di Castro,  inserito nel Sistema Museale del Lago di Bolsena,  è a mio avviso, uno di quei piccoli musei che, sparsi nel nostro paese,  conservano la memoria di tante storie minori, sconosciute ai più ma interessantissime per chi ha la fortuna di incontrarle.

domenica 20 agosto 2017

Un Borgo nato intorno alla "Buca dell'Oca".Ischia di Castro (VT).

La Buca dell'Oca e' uno stretto passaggio tra due case, chiamato cosi' perche' piu'  adatto al transito di piccoli animali che altro. Intorno alla Buca dell'Oca, sorse all'inizio del XVII secolo il Borgo, con case abbastanza simili a quelle della parte cinquecentesca del "Giu' di dentro", secondo i canoni dell'edilizia popolare e le tecniche tipiche del  primo periodo del Ducato di Castro.



lo stretto passaggio della Buca dell"Oca


l"accesso al Borgo da Via di Cellere

i vicoli nel Borgo

Alle case rinascimentali del Borgo, si aggiunsero nel XVIII e XIX secolo le abitazioni che affacciano su Piazza Regina Margherita e Piazza dell'Immacolata, abitate dai benestanti dell'epoca fino agli anni 80 e poi abbandonate per casa piu' comode e moderne nelle zone nuove del paese. Il Borgo e la parte ottocentesca sono parte integrante del centro storico di Ischia di Castro e, diversamente da quanto accade in quasi tutti paesi della Maremma, costituiscono una sorta di filtro tra la parte antica e quella moderna,  offrendo immediatamente al visitatore, l'idea di come si sia modificata l'urbanistica e l'architettura di Ischia di Castro nel corso dei secoli.

P.zzaRegina Marghrita con la porta che segna il passaggio dalla parte medievale a quella ottocentesca

via A.Canova
 
via Roma con i suoi palazzi ottocenteschi
 
piazza dell'Immacolata



venerdì 18 agosto 2017

Piccoli passi nella giusta direzione. Ischia di Castro e Farnese (VT).

Sembra finalmente avviato un percorso  virtuoso di collaborazione tra i Comuni della Maremma Laziale riconducibile a quello che fu' il Ducato di Castro.
Dopo la nascita della Fondazione che portera', con la sinergia tra il Parco di Vulci, il Comune di Ischia di Castro e Montalto di Castro alla nascita del Parco Archeologico "Antica Castro", questo mese di agosto, nel nome dell'Archeologo Ferrante Rittatore Wonwiller sembra iniziare, grazie all'archeologia, una collaborazione tra Ischia di Castro e Farnese dopo secoli di campanilismo e rivalita'
 Sotto la Direzione della Dott.ssa Nuccia Negroni Catacchio del Centro Studi di Preistoria e Archeologia di Milano e la collaborazione delle Soprintendenze Archeologiche di Roma, Viterbo, Etruria Meridionale e Siena, Grosseto ed Arezzo, a partire dal 16 agosto fino al 9 settembre un fitto calendario di appuntamenti viene  offerto alle persone interessate al passato di questo meraviglioso territorio.
Il mio personale augurio e' che iniziative come questa servano anche a pubblicizare e rendere il giusto merito ai piccoli Musei Civici  come il Museo civico Archeologico "Pietro e Tutiddo Lotti" di Ischia di Castro, ben diretto dalla Dott.ssa Anna Laura che terra' una visita guidata il giorno 26 agosto.


                            

martedì 15 agosto 2017

S.Maria della Neve ad Ischia di Castro (VT).

Alla fine di Via di Cellere, su un piccolo costone di tufo, una chiesa di campagna guarda dall'alto il paese di Ischia di Castro. Nel 2014 sono entrato per la prima volta nella chiesa di S.Maria della Neve e l'ho trovata in uno stato di grave abbandono, con infiltrazioni che dal tetto e dal pavimento stanno compromettendo intonaci, stucchi ed affreschi. Il post che pubblicai allora si concludeva con la speranza che in qualche modo si intervenisse per  salvare questa piccola chiesa e quindi lo ripropongo oggi rinnovando lo stesso augurio.

"Narra la leggenda che la notte dS.Maria della Neve adel 4 agosto del 352 d.C., Giovanni, un ricco patrizio, avrebbe visto la Madonna che gli chiedeva di costruire una basilica nel luogo dove, il mattino seguente, avrebbe trovato della neve fresca. Giovanni si recò dal Papa Liberio per raccontargli di questo suo incontro ed il Pontefice , gli confessò di avere avuto la stessa visione.
Nel frattempo il prodigio si era avverato e per ordine di Liberio venne tracciata sul posto la pianta di una grande basilica che Giovanni finanziò e che prese il nome di S. Maria della Neve, l'attuale S. Maria Maggiore.
Anche ad Ischia di Castro, nel suo piccolo, venne realizzate appena fuori dal paese, una chiesetta legata al culto della Madonna della Neve, oggi raramente usata ed abbandonata al degrado. Il luogo di culto, comunemente conosciuto come la Madonnella, è una chiesa a pianta rettangolare, con il soffitto a volta ed un altare adornato da stucchi barocchi.


Ischia di Castro vista da S. Maria della Neve
il portale di ingresso
particolare del tetto fatiscente
la navata unica e l'altare barocco
la nicchia con l'immagine sacra e
le tracce di culto
il giglio farnesiano in un
particolare dell'altare
il vergognoso stato della sagrestia
particolare della sagrestia
la Madonne della Neve
Dietro l'altare due porte immettono nella sagrestia scavata nella roccia, nella quale sono state ammassate panche e suppellettili varie. Anche se la chiesa non è quasi più usata, in una nicchia un'immagine di Cristo e vari lumini e fiori fanno pensare ad una frequentazione quasi clandestina ma costante nel tempo.

l'umidità e le infiltrazioni provenienti dal tetto
il pavimento della chiesa

Oggi ho voluto postare  le fotografie di questa chiesetta abbandonata e quindi  destinata quindi ad una fine ingloriosa quanto immeritata, nella speranza che invece  possa essere in qualche modo recuperata" .