venerdì 31 ottobre 2014

Il Castello di Musignano a Canino (VT).

Stretto tra il fiume Timone e la strada che da Montalto di Castro  porta a Canino, su uno sperone di tufo, sorge il Castello di Musignano. Il castello e' legato strettamente alla storia ed al territorio dell'Abbazzia di Musignano e di quella ad Pontem che ebbero i monaci benedettini e cistercensi

ingresso del castello

il castello visto dalla strada Castrense
Alberto Serafini nelle sue ricerche "Musignano e la Rocca al Ponte della Badia " scriveva : " Musignano era già un borgo importante alla metà del secolo IX  se nel privilegio che il pontefice Leone IX (1049-1054) emetteva nel 1053 a favore del vescovo Otone di Castro per confermagli i possessi e i confini giurisdizionali diocesani fino allora avuti, lo chiamava Pieve Plebs in Musignano. Aveva a dunque già in quel tempo una chiesa matrice di una relativa antichità e un nucleo di azione rurale abbastanza numerosa".

il castello dal lato che domina il Timone
Sembra che alla fine del XIII secolo, l'abbazzia di S.Mamiliano ad Pontem, sia stata per un certo periodo in possesso dei Templari che del resto, nella Tuscia Longobarda, possedettero S.Savino di Tuscania e poi estesero la loro influenza in vari luoghi della Maremma laziale. Musignano , insieme alla Rocca ed al Ponte della Badia, fu per molto tempo oggetto di dispute per il suo possesso e passo' prima sotto il controllo di Tuscania, poi dei Farnese e, quando Castro fu distrutta, alla Camera Apostolica nel 1649.

il fossato che proteggeva il castello
Nel XIX secolo per volere del Papa Pio VII, Luciano Bonaparte venne nominato Principe di Canino e Musignano e quindi il castello entro' a far parte dei suoi enormi possedimenti fino a quando, dopo la sua morte ed a cause delle gravissime difficoltà economiche nelle quali erano caduti i Bonaparte, fu acquisito dalla famiglia Torlonia che tuttora lo detiene. Purtroppo il castello, essendo una proprietà privata non è' visitabile al suo interno.

mercoledì 29 ottobre 2014

La Tomba delle Iscrizioni a Vulci (VT).

Questa tomba, che si trova poco distante da quelle di Francois e dei Delfini nella necropoli di Cavalupo , fu scavata nel 1958 da Renato Bartoccini ed è composta da un dromos stretto e lungo, in origine chiuso da una lastra decorata con una figura femminile, dal quale si accede ad un atrio sul quale si aprono sei camere funerarie. La tomba deve il suo nome alle iscrizioni etrusche e romane incise sulle pareti dell'atrio. 

alcune delle scritte ancora visibili nell'atrio
Le camere funerarie furono adoperate sia in epoca etrusca che romana ed accolsero prima i membri della famiglia Pruslnas e successivamente quelli dei Sempronii. Nel corso degli scavi vennero recuperati oggetti di corredo quali vasi a figure rosse, vasellame, monili d'oro ed un sarcofago in nenfro sui lati del quale erano raffigurate scene con  Amazzoni.

martedì 28 ottobre 2014

Inaugurazione del palazzo Farnese a Latera (VT).


inaugurazione della nuova sede comunale
Dopo molti anni di lavori, e' stato presentato il primo piano  del Palazzo Farnese di  Latera. Il palazzo progettato dal Vignola, presentò soluzioni architettoniche riprese poi nel più' famoso palazzo di Caprarola e nella Reggia di Caserta.

la loggia vista dal cortile
la scala che dal cortile porta alla sala
del camino
Oggi, dopo lavori di ristrutturazione iniziati negli anni 90, il piano nobile del palazzo diventa la nuova sede comunale e presenta al pubblico alcuni importanti dipinti ed affreschi di proprietà della comunità di Latera.

la stanza sul ponte che collega il palazzo alla rocca medievale
la Madonna del Rosario


il coretto con grata che permetteva ai Farnese di assistere alle
funzioni liturgiche senza essere visti


 Speriamo che in futuro il comune possa avere i finanziamenti necessari al restauro del piano terra e del sottotetto, in modo da poter completare l'opera di conservazione e risanamento di tutto il palazzo.

il palazzo ristrutturato

La Trinità e gli Arcangeli
attribuito al Perugino

il soffitto della stanza del "ponte" che
collega la Rocca con il Palazzo

S. Giuseppe morente
scuola senese del XVII-XVIII secolo


la Pietà e i santi Maria Maddalena e
Francesco

lunedì 27 ottobre 2014

Escursione a Sorano.

I Lentischi, sfidando la tramontana e le basse temperature di fine ottobre, escono dai confini del Lazio ed approdano a Sorano per una bella passeggiata che ci permesso di  visitare la via cava di S.Rocco ed un misterioso sito, non censito dall'archeologia ufficiale, che sembra sia stato sfruttato anche dai partigiani durante la resistenza ai tedeschi.
La prima serie di immagini riguarda la discesa lungo la meravigliosa  via cava di S.Rocco
















Alla fine della via cava abbiamo incontrato un'ampia grotta sicuramente abitata fino al medioevo e poi usata dai pastori.




Risalendo per una via cava secondaria e poi lungo il costone del colle, abbiamo finalmente raggiunto la vere meta della gita e cioè, questo misterioso luogo, sicuramente  di origine etrusca, che nella memoria degli anziani viene ricordato anche come rifugio dei partigiani durante la resistenza ai nazi-fascisti.

la piccola tagliata dalla quale si accede alla vasca

le nicchie scavate nel tufo lungo questo breve
percorcorso


ambiente ricavato nel tufo con le nicchie
che probabilmente contenevano statue 

un momento di riposo dopo la lunga camminata

la vasca scavata nel tufo

uno degli ambienti vissuti durante la resistenza, con le tracce
 di un camino incassato nel tufo

ambiente che porta alla vasca
La particolarità che subito è balzata agli occhi, consiste nel fatto che il sito è caratterizzato da un vero e proprio percorso che parte attraverso una piccola tagliata nel tufo, nelle pareti della quale si scorgono delle nicchie perfettamente scavate, e raggiunge prima un altare che si affaccia sul fiume Lente, per arrivare prima ad una grotta artificiale con altre nicchie scavate nella roccia ed alla fine una particolarissima vasca raggiungibile attraverso tre vasti ambienti scavati nel tufo.

il fiume Lente

Sorano visto dal Lente

l'antico accesso a Sorano

scorcio della meravigliosa Sorano

La bella camminata si è conclusa a Sorano dove, dove il gruppo si è sciolto dandosi appuntamento per la prossima escursione che  tornerà a sicuramente a visitare i luoghi della Maremma Castrense.

venerdì 24 ottobre 2014

Gli Aldobrandeschi.

Quando si parla delle potenti famiglie che hanno influenzato, nel bene o nel male, la storia della Maremma Castrense, il pensiero va' subito ai Farnese. In realtà i più potenti signori della Maremma furono gli Aldobrandeschi. Famiglia di origine longobarda, ebbero fin dal VIII secolo in concessione come feudo,  probabilmente dalla Chiesa, Pitigliano ed altri paesi,  che con permute e compravendite ingrandirono fino a comprendere tutta la Maremma grossetana e parte dell'attuale provincia di Siena. Il loro potere duro' fino al 1293 quando la contea passò agli Orsini.

lo stemma con il leone al quale fu aggiunta
mezza aquila
Nel 935 trasferirono la loro residenza da Roselle a Sovana a seguito delle incursioni dei Saraceni. Gli Aldobrandeschi, per un breve periodo, estesero le loro proprietà anche ai paesi della Maremma Castrense, quando il Papa Gregorio VII estese la loro giurisdizione alla Val di Paglia ed alla valle Ontana e di conseguenza ai paesi di Acquapendente, Onano, Proceno, Valentano, Ischia, Farnese, Latera e Montaldo.

Ildebrando di Sovana, Papa Gregorio VII
Della presenza degli Aldobrandeschi nel nord del Lazio rimangono solo pochi documenti e nessuna testimonianza significativa.

giovedì 23 ottobre 2014

La Sagra del Marrone a Latera (VT).

Anche quest'anno, nell'ambito  delle Feste della Castagna della Tuscia,  nelle due ultime settimane di ottobre, si svolge a Latera la Sagra del Marrone. Questa iniziativa, arrivata alla XXIX edizione, vuole rilanciare una coltivazione che, nonostante la forte presenza di castagneti, è stata progressivamente abbandonata ed è oggi portata avanti soltanto da pochi anziani agricoltori. Le castagne di Latera derivano dal Marrone fiorentino per aspetto e caratteristiche, ma sono più grandi grazie alle particolari condizioni ambientali ed alle caratteristiche del terreno di origine vulcanica.
La sagra che  si svolge nei vicoli e nelle piazze del  centro storico del paese,  oltre alla degustazione di caldarroste e vino locale sarà arricchita da altre iniziative legate alla musica ed all'artigianato.


Programma SABATO 26 OTTOBRE Ore 17 Degustazione di caldarroste e mescita di vino dolce e musici in piazza IV Novembre
Ore 20 Serata conviviale presso Centro Polifunzionale “TANA DEL GOLOSO”
DOMENICA 27 OTTOBRE Ore 9.30 MOSTRAMERCATO ARTIGIANALE
Ore 12 degustazione di caldarroste, mescita di vino dolce e musici
in piazza IV Novembre e della Rocca
Ore 12 Apertura stand gastronomici presso Centro Polifunzionale “TANA DEL GOLOSO”
Ore 15 TRATTENIMENTI MUSICALI VARI

Ore 16 Il ciclo del Formaggio con degustazione della “Scotta” in piazza S. Clemente;
Ore 20 Serata conviviale presso Centro Polifunzionale “TANA DEL GOLOSO” 

mercoledì 22 ottobre 2014

L'olio "Canino" eccellenza della Tuscia.

La  Tuscia in generale e la Maremma castrense in particolare, offrono a livello agroalimentare prodotti ottimi anche se, a parer mio, l'eccellenza è costituita dall'olio "Canino". L'olivo "Canino", che prende il nome dall'omonimo paese, è una pianta di grandi dimensioni, slanciata ,con una folta chioma  e presenta caratteristiche di  forte rusticità ed adattabilità  a diversi ambienti. Essendo una pianta autosterile deve essere supportato da altre varietà di olivo come Leccino, il Pendolino od il Frantoio.


L'olivo Canino è e una pianta da olio, che   produce frutti piccoli che a volte non raggiungono il grammo, dai quali si estrae un olio extravergine DOP con un'acidità massima dello 0,50% ed un colore verde smeraldo con riflessi dorati. L'odore è fruttato ed il sapore ha un retrogusto amaro e piccante con un aroma di cardo e carciofo.
La zona di produzione è definita dai territori che ricadono nei comuni di Canino, Arlena di Castro, Cellere, Ischia di Castro, Farnese, Tessennano ed in parte Montalto di Castro e Tuscania.
Nella zona fra Canino e Farnese operano diverse aziende e frantoi che producono questo ottimo olio e lo esportano ormai con successo  in gran parte d'Italia. L'olio Canino è sempre eccezionale ma io, in particolare, lo  preferisco a crudo nelle insalate e sulle bruschette in modo da poterne gustare al meglio  il sapore ed il gusto.










martedì 21 ottobre 2014

La lotta al brigantaggio durante il governo Crispi.

Dopo la tattica della "terra bruciata" adottata dal Giolitti , che portò al processo di Viterbo contro fiancheggiatori e menutengoli dei briganti, il nuovo governo Crispi, salito al potere nel 1893, decise, in accordo con la direzione centrale di polizia, di puntare direttamente alla cattura dei briganti.

Francesco Crispi
La conseguenza fu un immediato aumento delle somme stanziate per accrescere  le taglie sui banditi,  i compensi per gli informatori, e l'invio di delegati di polizia e di ufficiali dei carabinieri specializzati nella lotta al  brigantaggio.
Tra questi ufficiali che avevano già operato con successo nel sud Italia, uno dei più noti era Michele Giacheri, che nel 1896 prese il comando della stazione dei carabinieri di Orbetello, con l'obiettivo di catturare il leggendario bandito Domenico Tiburzi.

il capitano Michele Giacheri

Giacheri portò in Maremma metodi completamente diversi quali, ad esempio, l'infiltrazione  di giovani carabinieri  sconosciuti alla popolazione ed  in borghese e  lo studio accurato del tessuto sociale e del territorio nel quale i briganti si erano mossi fino ad allora praticamente indisturbati. Lo stesso capitano Giacheri passò settimane a studiare tutta l'imponente corrispondenza sul brigantaggio maremmano e ad esplorare fossi, vallate e grotte spacciandosi per un topografo francese. 

la foto scattata dopo la morte di Tiburzi
Alla fine, il 23 ottobre 1986, nei pressi di Capalbio,  venne finalmente catturato Domenico Tiburzi. 

lunedì 20 ottobre 2014

La diocesi di Castro nell'età feudale e comunale.

Prosegue la storia di Castro nel periodo feudale, grazie ad  alcuni stralci del libro di Carlo Nanni "Castro e il suo Santo Vescovo" che trattano la storia dell'organizzazione del territorio castrense nel periodo medievale nell'ottica dell'organizzazione della sua diocesi.
Gli sviluppi della diocesi.
Con l'affermazione del sistema comunale, ritornano in primo piano le città e le comunità territoriali, le "terre": spesso in contrasto con i baroni proprietari dei castelli o di rocche del contado. Anche l'organizzazione ecclesiastica si riferì alle città, alle terre e ai castelli. Così fu anche per Castro, che ben presto assurse a Comune autonomo delle terre del Patrimonio, oltre che a riconosciuta Città sede vescovile. 
La configurazione della diocesi nell'età feudale e comunale.
Un documento significativo è dato dall'elenco della diocesi chiamate a pagare la decima alla Santa Sede. A pagare , oltre all'episcopato e i canonici dalla città di Castro, sono i preti e i chierici delle chiese di S. Pietro, S. Clemente e S. Salvatore di Latera; 

la Pieve di S. Clemente a Latera

di S. Sisto, S. Angelo e S.Donato e del monastero di sant'Agostino di Montalto ; di S. Giovanni di Valentano; della chiesa di Morrano ; di quattro chiese di Canino ; della chiesa di Mezzano ; della chiesa di Montauto ; della chiesa di s. Ermete di Ischia ; della chiesa di S.Nicola di Capalbio ; della chiesa di Farnese.

la chiesa di S. Giovanni di Valentano

 In quest'elenco non sono citate le chiese di Manciano, ma nell'elenco dei preti che pagano la decima sessennale c'è un presbiterio Benecasa de Mancano .

domenica 19 ottobre 2014

Il parco del Timone a Cellere (VT).

L'autunno e' il mese ideale per passeggiare nella natura della Maremma, ed il parco del Timone e' un luogo ideale dove trascorrere giornate all'aria aperta camminando lungo il corso del torrente o consumando un picnic nell'area attrezzata del parco.

la fontana che si trova appena entrati nel parco
area attrezzata che ospita anche le manifestazioni
organizzate dal Comune di Cellere 
L'area di circa 400 ettari, si trova a poca distanza dal centro abitato di Cellere e presenta una fitta vegetazione fatta di cerri, querce, aceri e castagni. Nel sottobosco crescono vari tipi di felci e nel periodo di fioritura si possono ammirare anche le orchidee spontanee tipiche di questi luoghi.

la valle del Timone
la cascata nei pressi della grotta del Tiburzi
il corso del Timone
 Lungo i sentieri che attraversano la macchia o seguono il corso del torrente, ci si imbatte nelle orme lasciate dai numerosi animali selvatici  che qui si rifugiano ( cinghiali, lepri, faine, ricci, istrici, lontre, poiane, civette barbagianni ).

uno scorcio del sentiero che costeggia
il torrente
 Camminando nella valle del Timone, si possono ammirare le grotte sfruttate  dai briganti, fra i quali il famoso Tibursi che proprio a Cellere ebbe i natali, per sfuggire alla caccia dei carabinieri  e dai pastori che le sfruttarono fino a pochi anni fa'.

la grotta del Tiburzi
interno della grotta
 Il parco del Timone e' quindi l'ideale per chi vuole passare una giornata a contatto con la natura senza però affrontare percorsi faticosi e difficili.