venerdì 25 agosto 2017

Gli scavi di "Sorgenti della Nova" a Farnese (VT).

Lo scavo di Sorgenti della Nova, l'importante sito archeologico nel Comune di Farnese, iniziato nel 1974 da Ferrante Rittatore Vonwiller, prosegue come ogni anno sotto la direzione della Dott.ssa Nuccia Negroni Catacchio ed ai giovani archeologi  del Dipartimento di Scienza dell'Antichita', sezione di Archeologia dell'Universita' degli Studi di Milano e con il Centro Studi di Preistoria e Archeologia.
Quest'anno lo scavo si concentra sulle fondazioni di una grande capanna all'ingresso del sito  risalente all'eta' del bronzo e ad una grotta abitata in epoche successive, dalla protostoria al rinascimento, fino a pochi decenni fa.

le fondazioni oggetto di scavo

archeologi al lavoro
lavori nella grotta

esterno



giovedì 24 agosto 2017

Il Museo Civico di Ischia di Castro (VT).

Chi visita il territorio del Comune di Ischia di Castro, non può fare a meno di recarsi all'eremo di Poggio Conte ed alle rovine dell'antica città di Castro. L'insediamento di Poggio Conte, ricavato interamente in un costone di tufo , si affaccia nella valle del Fiora ed è inserito in un meraviglioso contesto naturalistico con la fitta vegetazione che lo nasconde e la suggestiva cascata nelle immediate vicinanze.

eremo di Poggio Conte

eremo di Poggio Conte
Anche la  città di Castro, capitale dell'omonimo ducato fino al 1649, data della sua resa e distruzione da parte delle truppe pontificie, offre al visitatore un'atmosfera di mistero e meraviglia, con il bosco cresciuto sulle rovine della città rinascimentale.

rovine di Castro

rovine di Castro
Entrambi i siti offrono ancora oggi al visitatore, un ambiente simile a quelli descritti nei resoconti del viaggio europeo in Italia del Grand Tour, che i viaggiatori stranieri compivano nel   XIX secolo. Per avere però un'idea più completa di cosa siano stati Castro, l'eremo di Poggio Conte ed il territorio di Ischia di Castro in generale,  è necessario visitare il Museo Civico Archeologico " Pietro e Turiddo Lotti". Nel museo, curato  con passione e competenza dal Direttore Anna Laura, sono raccolte le testimonianze della frequentazione umana nel territorio dal Paleolitico Superiore al Rinascimento. Le sale tematiche che si susseguono, si aprono con la preistoria, proseguono con la sezione etrusca, quella romana e longobarda, per terminare con il tardo medioevo ed il rinascimento. Per tornare ai due siti più importanti, sono ospitati nel museo, reperti ed affreschi  salvati dallo scorrere del tempo, dall'incuria , dal vandalismo quando non addirittura dai furti che si sono susseguiti praticamente fino ad oggi.

affresco proveniente da Castro

affresco proveniente da Castro
stemma centrale della Zecca 
suppellettili liturgiche
Per quello  che riguarda Castro, sono ospitati nel museo, reperti di vario tipo ed affreschi, o quanto di essi è stato possibile salvare ;  per ciò che  riguarda l'eremo di Poggio Conte, è possibile ammirare sei degli affreschi che, posti nelle nicchie intorno all'altare, raffiguravano gli apostoli .

Poggio Conte
affresco di S. Andrea

Poggio Conte
affresco di S. Tommaso
Poggio Conte
affresco di S. Paolo
Il Museo Civico di Ischia di Castro,  inserito nel Sistema Museale del Lago di Bolsena,  è a mio avviso, uno di quei piccoli musei che, sparsi nel nostro paese,  conservano la memoria di tante storie minori, sconosciute ai più ma interessantissime per chi ha la fortuna di incontrarle.

domenica 20 agosto 2017

Un Borgo nato intorno alla "Buca dell'Oca".Ischia di Castro (VT).

La Buca dell'Oca e' uno stretto passaggio tra due case, chiamato cosi' perche' piu'  adatto al transito di piccoli animali che altro. Intorno alla Buca dell'Oca, sorse all'inizio del XVII secolo il Borgo, con case abbastanza simili a quelle della parte cinquecentesca del "Giu' di dentro", secondo i canoni dell'edilizia popolare e le tecniche tipiche del  primo periodo del Ducato di Castro.



lo stretto passaggio della Buca dell"Oca


l"accesso al Borgo da Via di Cellere

i vicoli nel Borgo

Alle case rinascimentali del Borgo, si aggiunsero nel XVIII e XIX secolo le abitazioni che affacciano su Piazza Regina Margherita e Piazza dell'Immacolata, abitate dai benestanti dell'epoca fino agli anni 80 e poi abbandonate per casa piu' comode e moderne nelle zone nuove del paese. Il Borgo e la parte ottocentesca sono parte integrante del centro storico di Ischia di Castro e, diversamente da quanto accade in quasi tutti paesi della Maremma, costituiscono una sorta di filtro tra la parte antica e quella moderna,  offrendo immediatamente al visitatore, l'idea di come si sia modificata l'urbanistica e l'architettura di Ischia di Castro nel corso dei secoli.

P.zzaRegina Marghrita con la porta che segna il passaggio dalla parte medievale a quella ottocentesca

via A.Canova
 
via Roma con i suoi palazzi ottocenteschi
 
piazza dell'Immacolata



venerdì 18 agosto 2017

Piccoli passi nella giusta direzione. Ischia di Castro e Farnese (VT).

Sembra finalmente avviato un percorso  virtuoso di collaborazione tra i Comuni della Maremma Laziale riconducibile a quello che fu' il Ducato di Castro.
Dopo la nascita della Fondazione che portera', con la sinergia tra il Parco di Vulci, il Comune di Ischia di Castro e Montalto di Castro alla nascita del Parco Archeologico "Antica Castro", questo mese di agosto, nel nome dell'Archeologo Ferrante Rittatore Wonwiller sembra iniziare, grazie all'archeologia, una collaborazione tra Ischia di Castro e Farnese dopo secoli di campanilismo e rivalita'
 Sotto la Direzione della Dott.ssa Nuccia Negroni Catacchio del Centro Studi di Preistoria e Archeologia di Milano e la collaborazione delle Soprintendenze Archeologiche di Roma, Viterbo, Etruria Meridionale e Siena, Grosseto ed Arezzo, a partire dal 16 agosto fino al 9 settembre un fitto calendario di appuntamenti viene  offerto alle persone interessate al passato di questo meraviglioso territorio.
Il mio personale augurio e' che iniziative come questa servano anche a pubblicizare e rendere il giusto merito ai piccoli Musei Civici  come il Museo civico Archeologico "Pietro e Tutiddo Lotti" di Ischia di Castro, ben diretto dalla Dott.ssa Anna Laura che terra' una visita guidata il giorno 26 agosto.


                            

martedì 15 agosto 2017

S.Maria della Neve ad Ischia di Castro (VT).

Alla fine di Via di Cellere, su un piccolo costone di tufo, una chiesa di campagna guarda dall'alto il paese di Ischia di Castro. Nel 2014 sono entrato per la prima volta nella chiesa di S.Maria della Neve e l'ho trovata in uno stato di grave abbandono, con infiltrazioni che dal tetto e dal pavimento stanno compromettendo intonaci, stucchi ed affreschi. Il post che pubblicai allora si concludeva con la speranza che in qualche modo si intervenisse per  salvare questa piccola chiesa e quindi lo ripropongo oggi rinnovando lo stesso augurio.

"Narra la leggenda che la notte dS.Maria della Neve adel 4 agosto del 352 d.C., Giovanni, un ricco patrizio, avrebbe visto la Madonna che gli chiedeva di costruire una basilica nel luogo dove, il mattino seguente, avrebbe trovato della neve fresca. Giovanni si recò dal Papa Liberio per raccontargli di questo suo incontro ed il Pontefice , gli confessò di avere avuto la stessa visione.
Nel frattempo il prodigio si era avverato e per ordine di Liberio venne tracciata sul posto la pianta di una grande basilica che Giovanni finanziò e che prese il nome di S. Maria della Neve, l'attuale S. Maria Maggiore.
Anche ad Ischia di Castro, nel suo piccolo, venne realizzate appena fuori dal paese, una chiesetta legata al culto della Madonna della Neve, oggi raramente usata ed abbandonata al degrado. Il luogo di culto, comunemente conosciuto come la Madonnella, è una chiesa a pianta rettangolare, con il soffitto a volta ed un altare adornato da stucchi barocchi.


Ischia di Castro vista da S. Maria della Neve
il portale di ingresso
particolare del tetto fatiscente
la navata unica e l'altare barocco
la nicchia con l'immagine sacra e
le tracce di culto
il giglio farnesiano in un
particolare dell'altare
il vergognoso stato della sagrestia
particolare della sagrestia
la Madonne della Neve
Dietro l'altare due porte immettono nella sagrestia scavata nella roccia, nella quale sono state ammassate panche e suppellettili varie. Anche se la chiesa non è quasi più usata, in una nicchia un'immagine di Cristo e vari lumini e fiori fanno pensare ad una frequentazione quasi clandestina ma costante nel tempo.

l'umidità e le infiltrazioni provenienti dal tetto
il pavimento della chiesa

Oggi ho voluto postare  le fotografie di questa chiesetta abbandonata e quindi  destinata quindi ad una fine ingloriosa quanto immeritata, nella speranza che invece  possa essere in qualche modo recuperata" .


domenica 13 agosto 2017

Il solco dritto, un rito che dal paganesimo arriva ai nostri giorni. Valentano (VT).

All'alba del giorno di ferragosto, nella piana di Valentano, viene tracciato un solco, che dal paese sembra perdersi all"orizzonte.

foto tratta dal sito del Comune di Valentano
Il culto di origine etrusca, dedicato prima a Demetra e poi a Cerere, divinita' della terra e della fertilita',   rimanda al solco tracciato partendo dal volo degli uccelli, che serviva agli aruspici a prevedere, in base alla corretta tiratura del solco ed all'offerta alla dea di grano e vino, l'andamento dell'annata  agricola , la bontà o meno del raccolto ed  un propizio andamento nelle nascite.

la statua di Demetra rinvenuta nei pressi di Vetralla

Nel passaggio dal paganesimo al cristianesimo la festa e' stata conservata  ma associata al culto della Madonna Assunta in Cielo . Fino al 1977, come precedentemente accennato, la tiratura del solco ,lungo dai tre ai quattro chilometri, veniva effettuata con l'aratro tirato da una pariglia di buoi  e l'incarico veniva assegnato ogni anno da una famiglia contadina. Con la meccanizzazione dell'agricoltura e la progressiva sparizione di uomini capaci di assolvere tale compito, la tracciatura del solco era stata sospesa e la festa aveva mantenuto il solo aspetto religioso . 


l'ultimo solco tirato con i buoi dal film "Tira dritto e fa' bon solco"

 Il peso economico della celebrazione era inoltre cresciuto, con l'inserimento di rinfreschi, di bande musicali ed offerte alla chiesa e quindi nessuna famiglia era più stata in grado di assumersi l'onore di mantenere da sola questa tradizione. La cerimonia ripresa solo negli ultimi anni, ha subito comunque alcune modifiche, tra le quali un canto dedicato a Maria, la scritta nei campi dedicata alla Madonna con indicato  anno e  la classe degli officianti , ed inoltre  la figura dei Deputati, o Signori della festa,  non è' stata più  incarnata da un singolo o da un a famiglia, ma da un gruppo di abitanti di Valentano, in genere una contrada o una classe di nati nello stesso anno.

il tamburino accompagna gli autori del solco alla casa del
prete dove si conserva la statua dellaMadonna
La festa, la cui preparazione dura tutto un anno intero, parte all'alba della vigilia di Ferragosto, quando i responsabili della tiratura del solco si riuniscono e cominciano a segnare la scritta W Maria e la direzione del solco nei campi del Piano di Valentano. Ancora  oggi , anche se i buoi tracciano simbolicamente soltanto i primi metri del solco per poi essere sostituiti da un poderoso trattore, la festa mantiene intatto il suo fascino ed è fortemente sentita dalla popolazione di Valentano che anzi, la considera l'unica vera tradizione del paese.

venerdì 11 agosto 2017

Rofalco, una fortezza etrusca nascosta nella Selva del Lamone. Farnese (VT).

Come tutti gli anni in agosto, tornano le visite guidate nell'insediamento etrusco di Rofalco. Sabato 12 grazie alla Riserva Naturale Regionale Selva del Lamone con partenza da Farnese alle ore 9,00 e martedi 15, con il Gruppo Archeologico Romano, sara' quindi possibile conoscere meglio un altro fantastico angolo della Maremma Laziale.
Per gli indecisi o per le molte persone che ancora non conoscono Rofalco, pubblico nuovamente un vecchio post .
I resti di Rofalco, un piccolo insediamento tardo-etrusco, si trovano nel comune di Farnese (VT), all'interno della Selva del Lamone a circa venti chilometri a nord di Vulci, l'antica città etrusca dalla quale dipendeva.
Il sito, noto almeno dagli anni settanta, è stato prima esplorato e poi fatto oggetto di sistematiche campagne di scavo da parte del Gruppo Archeologico Romano.Nel corso degli scavi sono stati rinvenuti , anche se in numero limitato, reperti risalenti all'età del bronzo che fanno pensare ad un'occupazione saltuaria dei luoghi anche in epoca antecedente a quella etrusca. Il sito di Rofalco può essere considerato un tipico esempio di quei piccoli insediamenti fortificati che tra il IV ed il III sec a.C. sorsero , per il controllo del territorio e della viabilità, nel contesto della riorganizzazione di Vulci.
La cinta muraria rimane l'elemento più imponente del complesso archeologico.

Cinta muraria

cinta muraria presso la porta di accesso

 Questa sorge a protezione di un'area di circa 15.000 metri quadrati e sviluppa un arco di cerchio lungo circa 330 metri e si affaccia su un pendio della valle dell'Olpeta.

vista sulla valle dellìOlpeta
 Le mura realizzate a secco con grandi blocchi raggiungono in alcuni punti lo spessore di sei metri e l'altezza di quattro. Sul lato esterno della fortificazione sono state rinvenute tracce di torri a pianta quadrangolare e rampe di accesso ai camminamenti.
 Gli scavi, con un paziente lavoro di rimozione delle parti crollate, hanno riportato alla luce l'imponente struttura della porta di accesso, costituita da due ambienti a pianta quadrangolare, con pareti foderate da blocchi di tufo e straordinarie pavimentazioni in selci di trachite, che sottolineano l'uniformità delle fortezze tardo etrusche del territorio di Vulci.

porta di accesso 
porta di accesso, pavimentazione in selci di trachite
Internamente alle mura , il terreno presenta dislivelli dovuti sia alla formazione geomorfologica dei luoghi che a terrazzamenti realizzati in epoca precedente. Sono presenti anche indizi di murature ancora interrate  lungo una strada interna che attraversava l'abitato e due cisterne per l'approvvigionamento idrico.

strada che attraversava il sito
parallelamente alla cinta muraria
Nella parte centrale dell'abitato sono stati rinvenuti i resti di un edificio formato da cinque vani, tutti  delle stesse dimensioni , probabilmente destinato a magazzino e di un grande edificio a più ambienti ad uso abitativo.

magazzino
resti del quartiere abitativo

La distruzione di Rofalco, testimoniata dalla presenza di spessi strati di bruciato e dal ritrovamento di proiettili di fionda fittili, può essere collegata alla sconfitta di Vulci ed alla campagna del console romano  Tiberio Coruncanio nel 280 a.C.

frammenti di dolia
Dopo la violenta fine, il sito  venne  frequentato saltuariamente ed esclusivamente   per fini agricoli come testimoniato dal ritrovamento di ceramiche e tracce di solchi di aratro di epoca rinascimentale.

giovedì 10 agosto 2017

Scorci del centro storico di Ischia di Castro (VT).

Ischia di Castro e' un paese della maremma laziale, con un centro storico  poco noto al turismo  e probabilmente sottovalutato dai suoi stessi abitanti (  poco noto perche' sottovalutato ).
Io, che invece sono uno " straniero" che ha scelto di lasciare Roma per Ischia, sono incantato dai piccoli particolari e dagli scorci che  questo antico borgo sa offrire.
Qui ne propongo alcuni del "Di Dentro" visto da dentro.

il dirupo

i vicoli

 

costeggiando il Di Dentro

a volte

Via Annibal Caro
 
S.Ermete
 
vista a sud
i tetti di Via di Cellere