giovedì 26 giugno 2014

L’eremo di Poggio Conte ed i Cavalieri del Tempio. Di Alberico Marracino.

Ho ricevuto e  pubblico molto volentieri l'articolo dell'Avv. Alberico Marracino, che offre una   Interpretazione diversa da quelle scientifiche ufficiali sulla simbologia presente nell'eremo di Poggio Conte. Credo che questo studio possa essere un interessante spunto di discussione. Le fotografie ad integrazione del testo sono tratte da tesoridellazio.it.

La tesi della presenza templare a Poggio Conte è stata sostenuta dall’archeologo Giovanni Feo nel libro “Eremiti e Romitori di Maremma”, laddove egli ha acutamente osservato che le tredici nicchie presenti nella chiesetta, e che in origine ospitavano le pale di Gesù e degli apostoli, “furono chiaramente realizzate in una seconda fase, non al momento di fondazione della struttura originaria … infatti, per realizzare queste nicchie, è ben visibile come fosse stata sacrificata la volta affrescata e, in più, come venne malamente troncato anche un braccio scultoreo del lungo elemento serpentiforme che, in alto forma la crociera”.
Il Feo, dopo aver evidenziato che, eliminate le nicchie chiaramente posticce, la chiesetta non presenta altri simboli riconducibili al cristianesimo, per lo meno nel senso che comunemente si intende, ne ha concluso che, più che un eremo in senso tradizionale, Poggio Conte probabilmente aveva la funzione di stazione templare posta a ridosso della Via Clodia che collegava Roma a Saturnia.
In effetti, se si esaminano alcuni dei simboli e degli elementi presenti nella chiesetta di Poggio Conte, l’impronta dei Templari appare evidente e comprovata.
Va detto subito che questi simboli ed elementi hanno tutti la caratteristica di essere difficilmente comprensibili, e questo perchè i Templari volevano proprio che la loro simbologia restasse criptica e accessibile solo agli iniziati. Infatti, da quel poco che si sa sui Cavalieri del Tempio, sembra che questi monaci guerrieri si muovessero su piani diversi rispetto alle indicazioni scaturenti dai vangeli: esercitavano il culto di Giovanni Battista, non credevano alla crocifissione di Gesù né alla sua resurrezione, adoravano Maria, non la Madonna, ma Maria Maddalena che riconoscevano come moglie di Gesù nonché sacerdotessa. Inoltre, conoscevano ed applicavano la geometria sacra, la numerologia, l’architettura esoterica e perfino l’alchimia. Tutti profili che, se portati a conoscenza della Chiesa dell’epoca, avrebbero evidentemente determinato seri problemi per l’Ordine.
Quali prove ci sono, quindi, che attestino la presenza templare nella chiesetta di Poggio Conte?
Su una parte laterale della volta compaiono affreschi in due sezioni separate: in una sono rappresentati falli di diverso colore, nell’altra dei quadrilateri a forma quasi rombica, anch’essi colorati; secondo il Prof. Enrico Calzolari, si tratterebbe della simbologia sessuale maschile e femminile, in una sorta di dualismo applicato alla decorazione. Ebbene, il dualismo era alla base del credo templare, tant’è che esso prevedeva il culto di una figura ermafrodita proprio a rappresentare il dualismo uomo/donna - cielo/terra. Sempre secondo il Calzolari, le ondine colorate che appaiono in vari punti con funzione di decorazione rappresenterebbero flussi di energia.


Nella parte alta della volta compare una figura simile ad un quadrifoglio ma che, se guardata con la giusta inclinazione della testa, rappresenta una croce ancorata che fu la terza croce dell’Ordine adottata dopo il 1147 per diversificare la precedente da quella degli Ospedalieri da cui divergeva solo per il colore.

Sulla colonna sinistra dell’ingresso interno compare, in bella evidenza, un triangolo equilatero. Ve n’è un altro anche nell’attigua abitazione. Si tratta di un simbolo templare che rappresentava il numero tre. La numerologia era, come detto, un aspetto importante per i Cavalieri del Tempio, e John Charpentier, autore del libro “L’Ordine del Tempio”, ha osservato che: “Il triangolo compare in tutte le figure lasciateci dai Templari, e si rimane colpiti dalla loro predilezione per il numero 3, quel numero che, come ha scritto Joseph de Maistre, appare ovunque nel mondo fisico, come nel mondo morale e nelle cose divine. Al momento della sua ammissione, l’aspirante doveva presentarsi tre volte prima di essere accolto dal capitolo; faceva tre voti; i cavalieri prendevano tre pasti al giorno, mangiavano la carne tre volte alla settimana ed osservavano tre grandi digiuni durante l’anno; dovevano comunicarsi tre volte l’anno, durante le tre adorazioni della Croce; in tutte le commende o case dell’Ordine, l’elemosina si faceva tre volte alla settimana. Ogni templare aveva tre cavalli; aveva tre modi punire i colpevoli; quando erano messi in cella, venivano flagellati tre volte. Un templare doveva accettare di combattere solo contro tre avversari e doveva subire tre volte l’assalto del suo nemico del singolo combattimento, prima di attaccare e di iniziare, a sua volta, l’offensiva”. Anche il famosissimo architetto francese Eugene Emmanuel Viollet-le-Duc nella sua mastodontica opera “Dizionario ragionato dell’architettura” del 1854, ebbe ad osservare che “si sa che il triangolo equilatero era un segno adottato dai Templari… non va dimenticato che i fondatori dell’Ordine del Tempio erano in nove (tre al quadrato) e che i numeri tre e nove si ritrovano nelle cappelle delle commende”.



C’è, poi, lo stile evidentemente gotico dell’arco interno alla chiesetta. Secondo l’archeologa J. Raspi Serra, questo tipo di realizzazione non è riconducibile a modelli autoctoni ma si riporta ad elementi decorativi di tipo francese e di elevato grado culturale; in altri termini, il sito non può essere stato costruito dal semplice eremita locale ma alla realizzazione hanno preso parte persone francesi e particolarmente preparate. Ed i Templari, come noto, erano francesi. Inoltre, due importanti studiosi (William Anderson e Jean Boney) sostengono che la vera genesi dell’arte gotica sarebbe stata la cultura islamica, mentre un terzo studioso, Gordon Stracham, ha appurato che sarebbe stato proprio grazie al proficuo e continuo contatto con questa cultura avvenuto in Terra Santa, che i Templari avrebbero mediato l’arco a sesto acuto ed altri principi architettonici a base del gotico.
Infine, l’ultimo segno templare sembra potersi rilevare nella presenza del foro sopra l’ingresso e nella direzione della chiesetta rispetto ai punti cardinali; infatti, lo studioso Giovanni Tomassini, nella sua opera «Gli ultimi custodi del tesoro templare», ha precisato che “tutte le chiese costruite dai Templari hanno l’orientamento Est–Ovest, e ricevono la luce da una monofora aperta nell’abside”.


Del resto i Templari nella zona erano di casa. Secondo Claudia Cinquemani Dragoni lungo il Fiora, nella zona compresa tra Manciano e l’Abbadia di Vulci, quindi proprio a ridosso di Poggio Conte, “il transito era sorvegliato da milizie templari che riscuotevano il pedaggio da chi percorreva la maremma dalla costa verso la montagna”. Nella non lontana Sovana c’era un importante centro di comando templare (ed il portone del Duomo è un vero e proprio manifesto dell’Ordine), mentre i Cavalieri del Tempio erano certamente presenti anche nella vicinissima Valentano, dove costruirono la chiesa di “Sancta Maria ad Templum” (un nome che dice tutto) ancora oggi visibile anche se in stato di notevole degrado. Ma ancora più importante era il complesso templare di Castellaraldo nella vicina Marta, costituito da una chiesa (Santa Maria delle Grazie) e addirittura da un importante castello adibito anche a funzioni di sorveglianza della strada di collegamento tra l’Aurelia e la Cassia, sito recentemente restaurato e dove i Templari sono presenti ancora oggi con i loro riti e le loro celebrazioni! Se non ci credete, cliccate qui: http://www.angolohermes.com/Eventi/Marta/Castellaraldo.html

Nessun commento:

Posta un commento