mercoledì 8 ottobre 2014

La tassa sul brigantaggio ed il rapporto tra briganti e grandi proprietari terrieri.

La "tassa sul brigantaggio" venne introdotta da Domenico Tiburzi ed imposta ai ricchi proprietari terrieri, come una sorta di "pizzo" da pagare a scadenze regolari. A questi, in cambio, era garantita una sorta di protezione dalla piccola microcriminalità e da spiacevoli sorprese per se stessi e per i propri beni.

Giovanni Giolitti
fotoWikipedia
Il rapporto perverso che nel tempo si creò tra briganti e grandi proprietari, emerse nel gennaio 1893, quando, nella grande retata voluta dal governo Giolitti, fu coinvolto  un considerevole  numero di proprietari terrieri  con l'accusa di favoreggiamento. Questa imponente operazione di polizia portò al processo che si tenne a Viterbo dal 26 giugno al 11 agosto 1983 e che può essere considerato il primo vero maxi processo della storia italiana.

Domenico Tiburzi
Proprietari ed amministrazione delle grandi tenute, furono accusati di manutengolismo e si difesero motivando i loro comportamenti con lo stato di necessità di fronte alle minacce dei banditi. Per capire però il rapporto che nel corso degli anni si era venuto a creare tra briganti e ricchi proprietari  è utile ricordare il caso del più noto tra gli imputati, il "milionario" Pietro Castiglioni, che oltre  a possedere grandi tenute, era al tempo sindaco di Farnese da più di dieci anni.

i briganti Albertini, Menichetti e Ranucci
in un rudimentale fotomontaggio
Tra le accuse a lui mosse , una delle più gravi fù quella di aver sfruttato il suo ruolo politico per "convincere" il medico condotto di Pitigliano a curare il brigante Domenico Tiburzi, rimasto ferito durante uno scontro a fuoco con i carabinieri. Venne inoltre accusato di aver nominato guardia comunale di Farnese il fratello del brigante Biagini e di aver inviato ai banditi  in maniera costante, soldi e viveri in cambio di protezione dai latitanti che in quei tempi infestavano la Maremma e costituivano un pericolo assai più concreto. Esemplare al riguardo fu una confidenza del Castiglioni riportata durante il processo che suonava più o meno cosi: "Le mie proprietà non sono state mai tanto sicure come sotto la protezione di Tiburzi e Fioravanti i quali mi dispensano dall'aumentare il numero dei guardiani". Pietro Castiglioni, difeso da avvocati di fama nazionale subì una lieve condanna a  sei mesi e quando tornò a Farnese venne accolto da eroe con tanto di applausi e banda musicale.
Per concludere si può dire che negli anni in cui Domenico Tiburzi impose il suo controllo sul territorio della Maremma Castrense, si creò tra briganti, proprietari  terrieri, amministratori delle tenute e classe politica locale, un sistema di relazioni, amicizie, favori  ed imposizioni non molto diverso dal sistema "mafioso" che ancora condiziona  molte regioni del Sud d'Italia.

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