Una delle prime visioni del paese è quella che dava Tommaso
Fiore nel 1648. Dal suo acquerello si nota solamente la struttura muraria e
difensiva di Ischia. Le prime mura castellane della Rocca Farnese furono erette
in epoca ottoniana, mentre quelle sul lato sud della rupe si fanno risalire al
XII/XIII secolo, e quelle a settentrione agli inizi del XV.
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Mappa redatta da Tommaso Fiore |
Si entrava nel
borgo medievale passando attraverso il ponte levatoio, di cui oggi rimangono
segni all
'Arco dell'Orologio. Quest'accesso si è chiamato Porta di Sopra, Porta
della Terra, Porta del Ponte. Altre entrate minori erano disseminate ai bordi
dello sperone tufaceo, rappresentate da scalinate spicconate nella roccia che
portavano ai campi di Sotto le Mura e del Piano: i nomi noti sono
Porta di
Sotto e Porta della Scalata.
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scalinate scolpite nel tufo |
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costone tufaceo |
Altre due serie di gradini stanno ad indicare la
presenza di altrettanti accessi andati perduti. Tutte erano sorvegliate da
guardiole, alcune delle quali ancora riconoscibili. L'odierna piazza antistante
la Rocca non esisteva; vi era un
fossato scavato alla base del castello che
tagliava la rupe da nord a sud. Il castello primitivo, non ancora toccato dalla
mano del
Sangallo, appariva una tozza costruzione, la cui attuale Torre
dell'Orologio, all'epoca dalla facciata rettangolare, ne era la difesa più
alta, nonché il punto di congiunzione di tutto l'impianto murario attraverso
una rampa ascendente da sud. La forra del fossato fu anche la cava del
materiale usato per le costruzioni di Ischia medievale. Queste hanno
necessariamente seguito l'altimetria della rupe, andando a segnare l'assetto
viario del
Di Dentro, spartito in senso latitudinale dall'antica Via Principale
della Terra, che partiva dal ponte levatoio e terminava sul dirupo di Via Caro.
Assetto che per la conformazione isoipsica non ha subito alterazioni nel tempo.
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Chiesa primitiva |
La via principale, invece si; a partire dalle due chiesette scomparse che si
affacciavano su Piazza Stendardi, Sant'Antonio Abate e quella del complesso
scolastico ottocentesco, alle prigioni della Rocca; dall'allora solitario
Palazzo Castiglione all'originale chiesa di
Sant'Ermete Martire che era
orientata est-ovest, con ingresso sull'Arco de le Morte tramite una scalinata
rastremata, con la sua torre campanaria su Via Carlo Emanuele. Nessuna
costruzione sul lato nord di Via Caro fino al palazzo di
Sebastiano Gandolfi,
funzionario e poeta alla corte dei
Farnese. Alla metà del XVII secolo l'aspetto
della chiesa matrice cominciò ad assomigliare a quello attuale.
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progetto per la piazza |
Agli inizi del 1700 il paese subì un'ampliamento dovuto
principalmente a spinte sociale di carattere borghese. Grazie alla possibilità
di “fare chiusa” ed a vaste subenfiteusi, i ricchi possidenti terrieri locali
adottarono una nuova tipologia abitativa. Lasciarono le vecchie costruzioni
medievali del Di Dentro ed edificarono nuovi palazzi sul colle antistante la
rupe, in base all'estetica in vigore all'epoca ed alle esigenze del proprio
mestiere. Edifici a due o tre piani, il cui pianoterra era adibito a magazzino,
stalla o contenente locali per botteghe. Ecco così delinearsi l'andamento
dell'odierna Via Canova e del
rione Buca dell'Oca.
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Buca dell'Oca |
Qui in particolare si
osserva come le costruzioni delle abitazioni del ceto medio settecentesco si
siano andate ad inserire negli spazi urbanistici tra i grandi caseggiati delle
famiglie più benestanti del paese, creando quel groviglio di viuzze che è oggi
la Buca dell'Oca, allora la zona residenziale più in voga di Ischia. Con il
delinearsi di un nuovo quartiere, quasi un altro paese, sorgeva l'esigenza di
unificare stabilmente le due realtà. Con le nuove tecnologie belliche, l'antico
fossato sembrava aver perso il suo senso d'esistenza, per cui nei primi anni
del '700 si costruirono archi alla sua base ed il vuoto fu riempito con
materiale di sterro. La rupe perdeva anche la sua funzione di cava, in quanto
il tufo necessario alle nuove costruzioni proveniva da altre a monte del paese,
più lontane ma in discesa, senza la scomodità di dover portare in quota i
blocchi. Vennero così creati gli attuali
Largo Romolo Rossi e Piazza Regina
Margherita. Qui venne edificata una fontana di forma esagonale, che andò in
rovina dopo pochi decenni, e costruito Palazzo Baldeschi sul materiale di
riempimento. Le arcate sotto quest'edificio si possono osservare ancora oggi
dal Poggio sopra il Piano.
Con l'Unità d'Italia Ischia uscì dal Medioevo urbanistico in
cui secoli di incuria di governo pontificio l'avevano lasciata e dovette
adeguarsi ai canoni imposti dal Regno. Un ingente finanziamento arrivò alla
comunità a ridosso dell'annessione per il miglioramento infrastrutturale del
paese: la pavimentazione di strade con sampietrini e le piazze con pietra
silicea tagliata rettangolarmente, il mattatoio ed il lavatoio, il cimitero
comunale e la strada per Farnese. Ma ciò che incise maggiormente sulla vita
della popolazione fu la rete fognaria, l'acquedotto e l'impianto idrico. Per la
prima volta l'acqua era accessibile in ogni parte del paese. I ruderi della
vecchia fontana esagonale vennero rimossi, e sul muraglione frangitramontana
eretto sul lato nord di Largo Romolo Rossi ve ne fu posta una nuova, attorniata
da alberature. Ogni via aveva una propria fontanella e le donne ischiane non
dovevano più recarsi fuori dall'abitato con il quartarone in testa fino al
fontanile di Fontimonno, sotto Poggio Bricco, o a quello del Pisciarello, Sotto
le Mura.
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Catasto Gregoriano - mappa ottocentesca |
Fino alla metà del Novecento il paese rimase pressapoco
invariato da quello raffigurato sulla mappa ottocentesca del Catasto
Gregoriano. Gli anni del Boom segnarono un'altra svolta urbanistica
nell'esigenza di abitazioni più confortevoli e moderne, che seguissero il gusto
architettonico del tempo. La vecchia Chiusa Egisti-Pellei fu il luogo scelto
per il nuovo piano regolatore, fino agli anni '70, quando Poggio Bricco fu raggiunto
dalle case. La maggiorparte di queste non fu più realizzata con blocchetti del tufo giallo /grigio impiegato in epoche
precedenti, ma di una variante leggermente rosata proveniente dalla cava del
Prataccio. Un paese in movimento, spinto dal benessere e dalla modernità sempre
più lontano dalle proprie mura castellane, che però hanno sempre continuato a rappresentare il
cuore, il Di Dentro, di Ischia e degli ischiani.
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