sabato 7 giugno 2014

Ischia di Castro. Il paese nel tempo. Maura Lotti.

Una delle prime visioni del paese è quella che dava Tommaso Fiore nel 1648. Dal suo acquerello si nota solamente la struttura muraria e difensiva di Ischia. Le prime mura castellane della Rocca Farnese furono erette in epoca ottoniana, mentre quelle sul lato sud della rupe si fanno risalire al XII/XIII secolo, e quelle a settentrione agli inizi del XV. 

Mappa redatta da Tommaso Fiore
Si entrava nel borgo medievale passando attraverso il ponte levatoio, di cui oggi rimangono segni all'Arco dell'Orologio. Quest'accesso si è chiamato Porta di Sopra, Porta della Terra, Porta del Ponte. Altre entrate minori erano disseminate ai bordi dello sperone tufaceo, rappresentate da scalinate spicconate nella roccia che portavano ai campi di Sotto le Mura e del Piano: i nomi noti sono Porta di Sotto e Porta della Scalata.
scalinate scolpite nel tufo

costone tufaceo
 Altre due serie di gradini stanno ad indicare la presenza di altrettanti accessi andati perduti. Tutte erano sorvegliate da guardiole, alcune delle quali ancora riconoscibili. L'odierna piazza antistante la Rocca non esisteva; vi era un fossato scavato alla base del castello che tagliava la rupe da nord a sud. Il castello primitivo, non ancora toccato dalla mano del Sangallo, appariva una tozza costruzione, la cui attuale Torre dell'Orologio, all'epoca dalla facciata rettangolare, ne era la difesa più alta, nonché il punto di congiunzione di tutto l'impianto murario attraverso una rampa ascendente da sud. La forra del fossato fu anche la cava del materiale usato per le costruzioni di Ischia medievale. Queste hanno necessariamente seguito l'altimetria della rupe, andando a segnare l'assetto viario del Di Dentro, spartito in senso latitudinale dall'antica Via Principale della Terra, che partiva dal ponte levatoio e terminava sul dirupo di Via Caro. Assetto che per la conformazione isoipsica non ha subito alterazioni nel tempo.
Chiesa primitiva
 La via principale, invece si; a partire dalle due chiesette scomparse che si affacciavano su Piazza Stendardi, Sant'Antonio Abate e quella del complesso scolastico ottocentesco, alle prigioni della Rocca; dall'allora solitario Palazzo Castiglione all'originale chiesa di Sant'Ermete Martire che era orientata est-ovest, con ingresso sull'Arco de le Morte tramite una scalinata rastremata, con la sua torre campanaria su Via Carlo Emanuele. Nessuna costruzione sul lato nord di Via Caro fino al palazzo di Sebastiano Gandolfi, funzionario e poeta alla corte dei Farnese. Alla metà del XVII secolo l'aspetto della chiesa matrice cominciò ad assomigliare a quello attuale.

progetto per la piazza
Agli inizi del 1700 il paese subì un'ampliamento dovuto principalmente a spinte sociale di carattere borghese. Grazie alla possibilità di “fare chiusa” ed a vaste subenfiteusi, i ricchi possidenti terrieri locali adottarono una nuova tipologia abitativa. Lasciarono le vecchie costruzioni medievali del Di Dentro ed edificarono nuovi palazzi sul colle antistante la rupe, in base all'estetica in vigore all'epoca ed alle esigenze del proprio mestiere. Edifici a due o tre piani, il cui pianoterra era adibito a magazzino, stalla o contenente locali per botteghe. Ecco così delinearsi l'andamento dell'odierna Via Canova e del rione Buca dell'Oca.

Buca dell'Oca
 Qui in particolare si osserva come le costruzioni delle abitazioni del ceto medio settecentesco si siano andate ad inserire negli spazi urbanistici tra i grandi caseggiati delle famiglie più benestanti del paese, creando quel groviglio di viuzze che è oggi la Buca dell'Oca, allora la zona residenziale più in voga di Ischia. Con il delinearsi di un nuovo quartiere, quasi un altro paese, sorgeva l'esigenza di unificare stabilmente le due realtà. Con le nuove tecnologie belliche, l'antico fossato sembrava aver perso il suo senso d'esistenza, per cui nei primi anni del '700 si costruirono archi alla sua base ed il vuoto fu riempito con materiale di sterro. La rupe perdeva anche la sua funzione di cava, in quanto il tufo necessario alle nuove costruzioni proveniva da altre a monte del paese, più lontane ma in discesa, senza la scomodità di dover portare in quota i blocchi. Vennero così creati gli attuali Largo Romolo Rossi e Piazza Regina Margherita. Qui venne edificata una fontana di forma esagonale, che andò in rovina dopo pochi decenni, e costruito Palazzo Baldeschi sul materiale di riempimento. Le arcate sotto quest'edificio si possono osservare ancora oggi dal Poggio sopra il Piano.
Con l'Unità d'Italia Ischia uscì dal Medioevo urbanistico in cui secoli di incuria di governo pontificio l'avevano lasciata e dovette adeguarsi ai canoni imposti dal Regno. Un ingente finanziamento arrivò alla comunità a ridosso dell'annessione per il miglioramento infrastrutturale del paese: la pavimentazione di strade con sampietrini e le piazze con pietra silicea tagliata rettangolarmente, il mattatoio ed il lavatoio, il cimitero comunale e la strada per Farnese. Ma ciò che incise maggiormente sulla vita della popolazione fu la rete fognaria, l'acquedotto e l'impianto idrico. Per la prima volta l'acqua era accessibile in ogni parte del paese. I ruderi della vecchia fontana esagonale vennero rimossi, e sul muraglione frangitramontana eretto sul lato nord di Largo Romolo Rossi ve ne fu posta una nuova, attorniata da alberature. Ogni via aveva una propria fontanella e le donne ischiane non dovevano più recarsi fuori dall'abitato con il quartarone in testa fino al fontanile di Fontimonno, sotto Poggio Bricco, o a quello del Pisciarello, Sotto le Mura.

Catasto Gregoriano - mappa ottocentesca
Fino alla metà del Novecento il paese rimase pressapoco invariato da quello raffigurato sulla mappa ottocentesca del Catasto Gregoriano. Gli anni del Boom segnarono un'altra svolta urbanistica nell'esigenza di abitazioni più confortevoli e moderne, che seguissero il gusto architettonico del tempo. La vecchia Chiusa Egisti-Pellei fu il luogo scelto per il nuovo piano regolatore, fino agli anni '70, quando Poggio Bricco fu raggiunto dalle case. La maggiorparte di queste non fu più realizzata con blocchetti  del tufo giallo /grigio impiegato in epoche precedenti, ma di una variante leggermente rosata proveniente dalla cava del Prataccio. Un paese in movimento, spinto dal benessere e dalla modernità sempre più lontano dalle proprie mura castellane, che però  hanno sempre continuato a rappresentare il cuore, il Di Dentro, di Ischia e degli ischiani.

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