sabato 3 maggio 2014

Farnese nel tempo ( di Luciano Frazzoni). ,#1

Le origini.
La radice del nome del paese sembra essere la "farnia", una specie di quercia un tempo molto diffusa nel territorio. Certo e' che quando si parla di Farnese si pensa subito alla famiglia-bene della Tuscia Viterbese che ha lasciato il marchio ovunque durante il periodo di maggior prestigio ( prima metà del cinquecento ). Farnese coi Farnese : i rapporti di intimità dureranno dureranno circa quattrocento anni, a partire dal trecento.

Veduta panoramica ( foto S. Shafiee )
Il periodo etrusco - romano

Il pianoro tufaceo, circondato da due fossi confluenti che danno origine a ripide pareti, sul quale sorge oggi il borgo medievale di Farnese, fu abitato già dall’età del Bronzo finale (XII-X secolo a.C.). Qui infatti sono state trovate tracce di un esteso villaggio di capanne e frammenti ceramici, riferibili a questo periodo, oggi conservati nel museo civico “Ferrante Rittatore Vonwiller” di Farnese. Alla fine dell’età del Bronzo questo insediamento, come altri abitati vicini (Sorgenti della Nova, Ghiaccioforte, etc.), venne volontariamente abbandonato dai suoi abitanti, che preferirono spostarsi verso il mare, occupando il vasto pianoro lungo il corso del fiume Fiora, dove un secolo più tardi sorgerà la potente città etrusca di Vulci. 
In epoca etrusca il territorio di Farnese era posto sotto il controllo vulcente; lungo il corso del fiume Olpeta, uno dei principali affluenti del Fiora, che funge da confine naturale del versante meridionale della Selva del Lamone, sono stati individuati molti siti etruschi; tra questi le necropoli di Naviglione e Palombaro, la tomba monumentale del Gottimo, con soffitto a travature scavate nel tufo – tipologia tipicamente vulcente – e l’insediamento fortificato di Rofalco, posto a controllo della valle dell’Olpeta (materiali esposti nel museo di Farnese). 

Tomba del Gottimo ( foto L. Frazzoni )
Dopo la conquista romana di Vulci nel 280 a.C., anche il territorio di Farnese passa sotto il controllo di Roma. Rofalco, nonostante la sua imponente cinta muraria, viene distrutta violentemente – come dimostrano le numerose tracce di incendio e le armi rinvenute durante gli scavi effettuati sul sito. Dall’età repubblicana e per tutto il periodo imperiale si insediano numerose villae rusticae, collegate tra loro da un capillare sistema di strade basolate, del quale restano tracce all’interno della Selva del Lamone. Oltre alla presenza di diverse fattorie, sono stati individuati da ricognizioni archeologiche almeno quattro pagi (villaggi) situati rispettivamente a Rofalco, Valderico, Stenzano, Semonte, gravitanti probabilmente attorno ai centri maggiori (Castro o il nuovo municipium di Visentium-Bisenzio, presso il lago di Bolsena). Mentre per il territorio tra Castro e Canino è accertata la presenza di centuriazioni, per quanto riguarda Farnese e la Selva del Lamone tale divisione territoriale non è accertata; è certo però che le strade basolate ricalcano antichi tracciati etruschi che dall’interno portavano a Vulci, costituendo, inoltre, dei diverticoli della via Clodia, il principale asse viario riportato anche nella Tabula Peutingeriana, che collegava Tuscania con Saturnia, passando per Castro. 


(I testi sono stati elaborati dal Dott. Luciano Frazzoni direttore del Museo di Farnese)

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