Le origini.
La radice del nome del paese sembra essere la "farnia", una specie di quercia un tempo molto diffusa nel territorio. Certo e' che quando si parla di Farnese si pensa subito alla famiglia-bene della Tuscia Viterbese che ha lasciato il marchio ovunque durante il periodo di maggior prestigio ( prima metà del cinquecento ). Farnese coi Farnese : i rapporti di intimità dureranno dureranno circa quattrocento anni, a partire dal trecento.
Veduta panoramica ( foto S. Shafiee ) |
Il periodo etrusco - romano
Il pianoro tufaceo, circondato da due
fossi confluenti che danno origine a ripide pareti, sul quale sorge oggi il
borgo medievale di Farnese, fu abitato già dall’età del Bronzo finale (XII-X
secolo a.C.). Qui infatti sono state trovate tracce di un esteso villaggio di
capanne e frammenti ceramici, riferibili a questo periodo, oggi conservati nel
museo civico “Ferrante Rittatore Vonwiller” di Farnese. Alla fine dell’età del
Bronzo questo insediamento, come altri abitati vicini (Sorgenti della Nova,
Ghiaccioforte, etc.), venne volontariamente abbandonato dai suoi abitanti, che
preferirono spostarsi verso il mare, occupando il vasto pianoro lungo il corso
del fiume Fiora, dove un secolo più tardi sorgerà la potente città etrusca di
Vulci.
In epoca etrusca il territorio di Farnese era posto sotto il controllo
vulcente; lungo il corso del fiume Olpeta, uno dei principali affluenti del
Fiora, che funge da confine naturale del versante meridionale della Selva del
Lamone, sono stati individuati molti siti etruschi; tra questi le necropoli di
Naviglione e Palombaro, la tomba monumentale del Gottimo, con soffitto a
travature scavate nel tufo – tipologia tipicamente vulcente – e l’insediamento
fortificato di Rofalco, posto a controllo della valle dell’Olpeta (materiali esposti
nel museo di Farnese).
Tomba del Gottimo ( foto L. Frazzoni ) |
Dopo la conquista romana di Vulci nel 280 a.C., anche il territorio di Farnese
passa sotto il controllo di Roma. Rofalco, nonostante la sua imponente cinta
muraria, viene distrutta violentemente – come dimostrano le numerose tracce di
incendio e le armi rinvenute durante gli scavi effettuati sul sito. Dall’età
repubblicana e per tutto il periodo imperiale si insediano numerose villae
rusticae, collegate tra loro da un capillare sistema di strade basolate, del
quale restano tracce all’interno della Selva del Lamone. Oltre alla presenza di
diverse fattorie, sono stati individuati da ricognizioni archeologiche almeno
quattro pagi (villaggi) situati rispettivamente a Rofalco, Valderico, Stenzano,
Semonte, gravitanti probabilmente attorno ai centri maggiori (Castro o il nuovo
municipium di Visentium-Bisenzio, presso il lago di Bolsena). Mentre per il
territorio tra Castro e Canino è accertata la presenza di centuriazioni, per
quanto riguarda Farnese e la Selva del Lamone tale divisione territoriale non è
accertata; è certo però che le strade basolate ricalcano antichi tracciati
etruschi che dall’interno portavano a Vulci, costituendo, inoltre, dei
diverticoli della via Clodia, il principale asse viario riportato anche nella
Tabula Peutingeriana, che collegava Tuscania con Saturnia, passando per Castro.
(I testi sono stati elaborati dal Dott. Luciano Frazzoni direttore del Museo
di Farnese)
Bellissima Farnese,mi piace molto!
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