martedì 17 giugno 2014

La vita dei campi. I bifolchi. Brano tratto da Ischia di Castro di Carlo Nanni.

 I bifolchi ai margini del latifondo e i villani vicini al paese.
Ai margini del latifondo si svolgeva la vita dei liberi bifolchi la cui unica proprietà era uno o qualche paio di vacche maremmane da lavoro e qualche cavalcatura per coprire le distanze della loro vita nomade , sempre affamati di terra da seminare e sempre alla ricerca di pascolo per il loro bestiame.

aratura
In genere si creavano gruppi spontanei, sulla base di parentela o di antichi legami di amicizia tra famiglie o per cameratismo nato nella vicinanza e comunanaza  di lavoro , o per necessità di farsi forti presso i padroni delle terre che avevano a semente. Anch'essi vivevano la quasi totalità dell'anno lontano dalla famiglia e dal paese , soprattutto nei momenti forti del ciclo annuale del grano.
La loro dimora era allora il carro,su cui si portavano gli attrezzi da lavoro o il poco grano alla semina o al raccolto; oppure nel migliore dei casi , un casale abbandonato o una capanna per lo più a forma rettangolare , costruita prima che iniziassero mi lavori  della semina.

il carro simbolo della vita nomade
Alle prima ore del nuovo giorno si scioglievano le bestie e si portavano a pascolare nei magri campi vicini . La preoccupazione per le bestie, affaticate dal lavoro tutto il giorno, faceva si che spesso il bifolco nottempo cercasse di far satollare gli animali nei prati custoditi delle tenute del latifondo ( portare le bestie a ratto ).

le capanne costruite vicino al luogo di lavoro
Era caratteristica dei liberi bifolchi una solidarietà interna, che si manifestava non solo nell'aiuto reciproco nelle difficoltà di lavoro, ma anche nella formazione di una mentalità comune. In essa l'orgoglio della loro condizione di non dover dipendere da nessuno, si accoppiava al disprezzo per ogni categoria di persone che vivesse alle spalle dei "signori", considerati per questo baciapile ( leccaculi ) , e in particolare per i guardiani.

il gruppo
Ma un uguale disprezzo essi avevano per i villani. Costoro per lo più chiusi in gruppi di famiglie patriarcali vivevano nei piccoli appezzamenti di terra a coltivazione mista ( a vigna, oliveti e ortaggi o a grano ), posti nelle vicinanze del paese, oppure prestando servizi ai benestanti. I villani nella mente dei bifolchi erano troppo gretti ( 'gnoranti) e tranquilli, troppo legati alle tradizioni, e alle forme religiose. D'altra parte ne venivano ricambiati, venendo a loro volta considerati gente che viveva sempre all'avventura, "di ratto", senza pace e riposo. In vista del matrimonio i bifolchi dotavano i figli o le figlie di almeno un capo di bestiame vaccino : così la nuova famiglia iniziava con il "paro" di vacche ( una vacca da parte dell'uomo, una da parte della donna).


2 commenti:

  1. questo post e quello di ieri sui butteri non sono solo interessanti, ma anche didascalici!

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  2. sono realtà non più presenti ma che ancorta condizionano e spiegano alcuni aspetti del nostro territorio

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