mercoledì 2 luglio 2014

Alfonso Piccolomini il "gran bandito".

La Maremma divenne nel ciquecento il campo d'azione di Alfonso Piccolomini. Signore di Montemarciano, di Caporsevoli e di Porrona, discendeva per linea paterna dai Piccolomini di Siena e per linea materna dagli Orsini di Pitigliano. Era dunque l'erede della più potente famiglia dell'aristocrazia senese del ramo del papa umanista Pio II, ed uno dei più importanti feudatari di tutta la Maremma.
A nemmeno diciotto anni uccise uno dei Baglioni, signori di Perugia ,  si diede alla latitanza  mettendo insieme  una  banda di circa 200 uomini  e trasformando i suoi possedimenti maremmani in un rifugio di banditi. Essendo vassallo dei Medici, nei primi tempi della sua attività criminale, riuscì a mentenere con questi dei buoni rapporti, anchè perchè il Granduca Francesco I si illuse di poterlo a sua volta sfruttare nella lotta agli altri briganti, tanto da intercedere presso papa Gregorio XIII nel tentativo di darlo perdonare. Quando però nel 1588 il Granduca Ferdinando I de' Medici mise in atto una politica più repressiva contro il banditismo, i rapporti con Alfonso Piccolomini si deteriorarono e questi si mise sotto la protezione della Spagna di Filippo II.
Forte del sostegno spagnolo, il "gran bandito"  Piccolomini cercò di formare un vero e proprio esercito per strappare il territorio senese al Granducato di Toscana. Dopo vari tentativi, essendo riuscito  a stringere alleanze e connivenze soltanto con alcuni capi dei banditi romagnoli e laziali, venne dichiarato ribelle da Ferdinando I, condannato a morte, sul suo capo fù messa una taglia di 30.000 scudi ed i suoi averi vennero confiscati.
Iniziò quindi  una gigantesca caccia all'uomo per mezza Italia centrale durante la quale  il Piccolomini, con la sua banda di 400 briganti,  cercò di tornare nelle sue tenute dalle quali fù però ricacciato al di là dei confini dello Stato Pontificio.
Nell'agosto del 1590  mentre si rifugiava a Genova, saputo della morte del papa Sisto V,  insieme all'altro famoso bandito Sciarra,  mise insieme una banda di circa 1000 uomini  con la quale, dopo aver riconquistato i suoi feudi maremmani, si illuse di poter addirittura marciare su Roma.  L'unico risultato di queste sue smodate ambizioni, fù invece quello di ricompattare i suoi nemici e quindi, i Medici, il nuovo papa Gregorio XIV ed il vicerè di Napoli con un esercito di 5000 soldati lo sconfissero non lontano da Roma.
Rimasto con pochi uomini fidati, Alfonso Piccolomini ininziò una fuga disperata attraverso la Maremma e la Romagna fino a quando, ai primi di gennaio del 1591, venne catturato dalle truppe toscane e pontificie nei pressi di Cesena. Nonostante la volontà del papa che lo avrebbe voluto trasferire a Roma, venne portato a Firenze dove venne processato ed impiccato nel palazzo del Bargello.


Nessun commento:

Posta un commento