Nel 1903, fra Viterbo e Montefiascone, furono scoperte delle tombe con caratteristiche singolari, estranee al resto delle scoperte fino ad allora eseguite in quel territorio. Questi nuovi ritrovamenti nell'ambito del periodo preistorico verranno denominate Cultura di Rinaldone dal nome della località .
In base a successive ricerche si stabilì che le popolazioni rinaldoniane furono attive nella fase finale del Eneolitico agli inizi dell'Eta' del Bronzo specialmente nella Valle del fiume Fiora, zona di grande rilevanza preistorica e protostorica al confine fra Toscana e Lazio. Le località rinaldoniane più conosciute ed indagate del comune di Ischia di Castro sono Fosso delle Fontanelle, Arsa, Ponte San Pietro, Ortaccia, Chiusa di Ermini e Volparo.
Probabilmente originari dell' Anatolia, i rinaldoniani sono, in base ai ritrovamenti di armi piuttosto elaborate in pietra e rame, accreditati di un'indole guerriera.
asce a martello Museo Civico di Ischia di Castro |
punte di frecce Museo Civico di Ischia di Castro |
Si suppone che praticassero una importante attività estrattiva e metallurgica, sfruttando le ricchezze minerarie del Monte Amiata, del Mancianese e dei Monti di Castro.
In base ai ritrovamenti a fine impasto brunastro e nero, si ritiene che dovessero avere una tecnica accurata ed un buon gusto.
vaso a fiasco Museo Civico di Ischia di Castro |
vaso a fiasco Museo Civico di Ischia di asgtro |
Per quanto riguarda gli ornamenti, i rinaldoniani facevano largo uso di collane fatte con denti di volpe, di cane, di pietre diverse e di perline di antimonio. Una delle loro caratteristiche etnicamente distintive era la sepoltura dei defunti in posizione fetale dentro piccole tombe a forno in cui venivano deposti anche gli oggetti del corredo. Le genti del Rinaldone inoltre, scarnificavano e coloravano gli scheletri dei loro morti con ocra rossa e spesso mettevano una grande pietra sul petto dei cadaveri. La pratica sacrale più feroce era tuttavia quella del l'uccisione della vedova che veniva seppellita accanto al marito, come venne scoperto in una tomba presso il Ponte San Pietro, dove accanto ad un guerriero venne rinvenuti lo scheletro di una giovane donna con il cranio fracassato da un colpo d'ascia.
tomba della vedova Museo Etnico Pigorini di Roma |
Organizzati in nuclei sociali di venti, trenta persone governati da un capo o patriarca, i Rinaldoniani dediti alla caccia, alla pastorizia ed in misura minore all'agricoltura, abbandonavano i territori occupati allorché le risorse naturali si esaurivano.
Fra i vari clan doveva sussistere una continua conflittualità che molto probabilmente portò a lungo andare all'annientamento culturale e fisici dei Rinaldoniani.
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