mercoledì 23 aprile 2014

Il latifondo e la sua organizzazione.

Il latifondo, ( dal latino : latus, ampio e fundus, podere ) è un terreno agricolo di grandi dimensioni, solitamente mal coltivato ed adibito a colture estensive spesso alternate a pascolo. L'Ente Maremma, oggi Arsial, nel 1951, diede il via su mandato del  Ministero Agricoltura e Foreste all'espropriazione di vaste distese di terreno incolto nella Maremma tosco-laziale possedute come latifondo da poche nobili famiglie, e alla loro redistribuzione agli agricoltoiri, suddivise in lotti di terreno con annesso podere. 
Così Carlo Nanni descrive l'organizzazione del latifondo nel suo libro  Ischia di Castro , il vecchio e il nuovo.
Il grande latifondo, fino alla riforma agraria, rimase alla Selvicciola di proprietà del Principe Torlonia, nel Comune di Canino  ( dove era proprietario anche di Musignano ), a Castelfranco ( Conte Ciacci di Pitiglaino ), al Pianetto, e fuori Ischia a  Manciano e Montalto.
Il latifondo era diviso in tenute, masserie, fattorie, a loro volta suddivise fra contadini e mezzadri. Il padrone era rappresentato nella tenuta dal ministro, alle cui dipendenze erano i fattori, i massari i vergari, i capoccia , da cui a loro volta, dipendevano direttamente gli altri subalterni , attraverso tutta una serie di dipendenze gerarchiche. La cura delle pecore avevano nel vergaro il loro capo, sotto cui stavano garzoni e biscini. Sotto il fattore stavano i butteri, i bifolchi e tutti gli altri lavoranti. Il massaro era a capo del bestiame grosso ( cavalli, muli, asini, tori, vacche ) mentre il capoccia badava ai buoi aratori e da stalla. Il buttero, per lo più a cavallo, custodiva le mandrie di cavalli e buoi, i quali poi, dal bifolco erano adibiti ai lavori dei campi. Parallelamente si avevano i caprai e i porcai per le greggi di capre e porci che erravano per i  monti e le vallate vicino al Fiora.

butteri dell'800
foto by butterimonterano.it

Per i lavori della semina, della sarchiatura del grano, della raccolta del fieno e del grano si avevano le "compagnie" dei lavoranti, divisi in gruppi di uomini e donne sotto la sorveglianza del caporale e del caporaletto o della caporala.

la donna dei buoi
foto by antichimestieri.arsia.toscana.it

Le compagnie si formavano occasionalmente nel periodo dei lavori estivi, ma presso i grandi latifondi vi erano compagnie permanenti, occupate lungo tutto l'arco dell'anno nei più vari lavori dei campi.
Su tutta la tenuta si svolgeva l'azione di sorveglianza dei guardiani, cara ai padroni ma invisa ai dipendenti o ai liberi contadini.

contadini
foto by orbetello.mariotii.it


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