martedì 21 ottobre 2014

La lotta al brigantaggio durante il governo Crispi.

Dopo la tattica della "terra bruciata" adottata dal Giolitti , che portò al processo di Viterbo contro fiancheggiatori e menutengoli dei briganti, il nuovo governo Crispi, salito al potere nel 1893, decise, in accordo con la direzione centrale di polizia, di puntare direttamente alla cattura dei briganti.

Francesco Crispi
La conseguenza fu un immediato aumento delle somme stanziate per accrescere  le taglie sui banditi,  i compensi per gli informatori, e l'invio di delegati di polizia e di ufficiali dei carabinieri specializzati nella lotta al  brigantaggio.
Tra questi ufficiali che avevano già operato con successo nel sud Italia, uno dei più noti era Michele Giacheri, che nel 1896 prese il comando della stazione dei carabinieri di Orbetello, con l'obiettivo di catturare il leggendario bandito Domenico Tiburzi.

il capitano Michele Giacheri

Giacheri portò in Maremma metodi completamente diversi quali, ad esempio, l'infiltrazione  di giovani carabinieri  sconosciuti alla popolazione ed  in borghese e  lo studio accurato del tessuto sociale e del territorio nel quale i briganti si erano mossi fino ad allora praticamente indisturbati. Lo stesso capitano Giacheri passò settimane a studiare tutta l'imponente corrispondenza sul brigantaggio maremmano e ad esplorare fossi, vallate e grotte spacciandosi per un topografo francese. 

la foto scattata dopo la morte di Tiburzi
Alla fine, il 23 ottobre 1986, nei pressi di Capalbio,  venne finalmente catturato Domenico Tiburzi. 

Nessun commento:

Posta un commento